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Gruppo Speleologico Sacile
Bus de la Genziana, Forra Omicron Cansiglio

22 gennaio 2022 - Relazione di Filippo Felici

Io, Massimiliano Ceschin , Daniele Ceschin e Paolo Corsini.
Gruppo Speleologico Sacile e Unione Speleologica Pordenonese

Appuntamento ore 08.30 al solito parcheggio in Cansiglio, orario giusto per farci accogliere dal primo sole permettendoci di affrontare il rito della vestizione a -12°C.

E’ freddo ma ognuno di noi è riscaldato dentro da una sua personale motivazione: io sono caldo al pensiero di esplorare quel pozzo rimasto in sospeso la volta scorsa, Massimiliano è curioso di vedere cosa abbiamo esplorato durante l’ultima punta, per lui saltata a causa della quarantena, Daniele vuole vedere come è diventato forte il figlio e Paolo.

Paolo non vuole farsi rispedire indietro per la terza volta dalla Signora.

Abbiamo con noi una trentina di attacchi, oltre 200 metri di corda.

La forra Omicron scende giù larghissima, decisa ed inarrestabile nella sua folle, quanto inusuale, corsa verso SUD.

E’ bello ed eccitante voler credere di aver trovato lo spartiacque sotterraneo che separa le acque che escono dalla parte friulana da quelle che fuoriescono dalla parte veneta del Cansiglio!

Quante belle colorazioni potremo fare!

Arriviamo al bivio con il Ramo del ‘coDio19 (-310) in poco tempo.

Affrontiamo le strettoie e la risalita del P132 con tempistiche più blande.
Arrivato sulla testa del pozzone (-130) nell’attesa che Paolo e Daniele ci raggiungano, io vado a dare un’occhiata ad una saletta a cui avevo dato un’occhiata veramente troppo superficiale…. Tolgo due sassi e si spalanca un ulteriore grande meandro. Mi infilo dentro e lo percorro sospeso, nei pressi della volta, a circa 25-30 metri di altezza. Va nella direzione opposta dell’altro che abbiamo trovato quassù. Ne percorro almeno 50 metri sino a che decido di tornare indietro e congiungermi con gli altri. Una nuova via, tutta da esplorare, che diparte da quassù. Mamma mia che labirinto… Sarà per un’altra volta. Risaliamo sino a -100, sempre con il vento alle spalle.

Qui incontriamo la Forra Omicron ed iniziamo a scendere.

Qui abbiamo aria in faccia.

Il bivio è giusto il punto dell’inversione.
Cosa ci sarà sopra le nostre teste?
Sono questi i momenti in cui comprendi di esserti perso dentro un labirinto tridimensionale.

Via, giù nella Omicron: P26, P15, P10, P8, P40, P8, P5, P15. Poi… il nuovo.

Armo questo primo pozzo, è un grande P30.

Alla sua base la via si divide: in basso la via prosegue acquatica su meandro attivo, ma io mi inerpico su una china detritica.

Mi affaccio su un fossile: getto un sasso e sembra essere un P50.
Siccome c’è fango decidiamo di proseguire nel meandro.
Mentre faccio l’armo di partenza di quello che sembra un P12 il trapano fonde e mi abbandona.

L’attacco principale è comunque fatto e scendo frazionamento in naturale su una lama.
Ora stringe un po’, ma è percorribile. P15.
Armo su naturale. Scende Daniele.

La via si divide, a sx un pozzo che risale, fossile.
A dx la via prosegue grande, attiva.

Una volta sceso, da sotto, mi accorgo che quella di sx è la via fossile che riconduce al pozzo non sceso e sondato per una cinquantina di metri.

Proseguiamo l’attivo, di nuovo correndo.

Daniele si ferma sulla sommità di un ulteriore pozzone di grandi dimensioni.
Lo valuta una ventina di metri.
Lo raggiungiamo consapevoli di non poterlo scendere.
Lo illuminiamo insieme e vediamo che al termine dell’ambiente presente alla base fa capolino del nero un po’ più nero di quello sondato con il sasso.

Prendiamo la mira: centrato. Dopo un primo bom ne segue un altro: Boom…. E poi un alto: Booom ed infine un ultimo: BOOOM.

Beh, un P60 da lasciare in sospeso per la prossima volta, per i prossimi amici, come il famoso caffè sospeso nei bar.

E siamo di nuovo a -300. Dall’ingresso ora sono 700 metri di dislivello, e neanche tutti proprio facili.

Usciamo rilevando circa 350 metri di grotta nuova, con la consapevolezza di essere partecipi dell’ennesima grande storia di questa fantastica grotta.

Saremo tutti fuori alle 4 di notte, sotto una bellissima volta stellata, a -16°C.